Scelti da: Silvia Stella Osella
parliamo di slow fashion e scelte d’acquisto con la textile designer italiana che ha a cuore la sostenibilità.
Silvia Stella Osella è una Textile & Surface Designer e Trend & Color Consultant.
Il suo lavoro consiste nel creare stampe e motivi personalizzati, dirigere le collezioni di tessuti stampati e aiutare i marchi a prendere forma attraverso consulenze sul colore e sulle tendenze.
Nel 2016 ha co-fondato una start up di moda sostenibile, selezionata da Vogue Talents, contribuendo alla fondazione di uno dei primi marchi europei di abbigliamento a impatto zero.
Il suo profilo Instagram è una fonte inesauribile di consigli su brand e progetti che lavorano nel rispetto dell’ambiente e il suo enorme impegno a sensibilizzare il pubblico a uno stile di vita sostenibile e alla bellezza delle semplicità è la ragione per cui siamo fiere di averla nella nostra rubrica.
Al fine di ridurre l’impatto che il nostro stile di vita ha sull’ ambiente, ognuno di noi deve educare se stesso a cambiare le proprie abitudini di acquisto, lasciando spazio a scelte più consapevoli, ma quale è il primo vero passo che concretamente ognuno di noi può fare partendo da domani?
Credo che ognuno debba partire da ciò che gli risulta più semplice ed immediato rispetto al proprio stile di vita ed abitudini.
Non sono per gli stravolgimenti radicali, nè per gli estremismi e quello che funziona per qualcuno potrebbe risultare molto difficile per qualcun altro.
In generale direi che la volontà, la scelta di diventare consumatori più consapevoli, di farsi delle domande nel momento in cui decidiamo di acquistare qualcosa, è già un primo, grande passo.
Molte persone sono consapevoli della necessità attuale di cambiamento del proprio stile di vita, ma si sentono impotenti e pensano che i piccoli passi siano inutili; cosa diresti loro per incoraggiarli a cambiare punto di vista?
Ci tengo spesso a sottolineare l’inutilità del comportamento impeccabile ed estremo di pochissimi individui: quello che fa la differenza è l’impegno anche imperfetto di tante, tantissime persone.
Noto però che spesso le persone provano – giustamente – un senso d’impotenza soprattutto davanti ai dati catastrofici con cui vengono bombardati e ad atteggiamenti accusatori; ecco, questa per me non è mai stata una strategia vincente.
Credo invece in un atteggiamento positivo e propositivo rispetto a queste tematiche: far conoscere alle persone realtà virtuose e interessanti, figure portatrici di un cambiamento positivo, sempre più alternative e stimoli.
A Factory Market cerchiamo di essere i portavoce di una community di creativi e artigiani che realizzano piccole produzioni di oggetti nel modo più rispettoso possibile, ma che devono ancora scontrarsi con un mercato dominato da grandi aziende, che a volte si spacciano per “etiche e sostenibili. Secondo te quanto è importante l’handmade in una visione di shopping più responsabile?
E’ importante tenere presente che grande azienda non è sempre sinonimo di altamente impattante, così come mi è capitato di imbattermi in capi e oggetti handmade che di sostenibile avevano ben poco.
La sostenibilità è un tema vasto e complesso, ma sicuramente è fondamentale la valorizzazione dell’acquisto locale e delle piccole produzioni, e la riscoperta di made to order, tradizioni, tecniche e materiali artigianali.
Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti fa sentire più orgogliosa in senso umano quando pensi alla tua carriera?
L’aver avuto la capacità di ascoltarmi, di imparare e di buttarmi su progetti sempre nuovi e stimolanti.
Il tuo lavoro consiste nell’ideazione di stampe per tessuti e superfici e quindi immagino che ti capiti di avere a che fare anche con la grande distribuzione: qual è il tuo criterio per scegliere con che clienti collaborare?
Sicuramente è l’insieme di moltissimi fattori, ma direi che principalmente scelgo di collaborare con realtà che mi stimolano dal punto di vista professionale e creativo.
E se inizialmente, quando mi sono messa in proprio e avvicinata al mondo della sostenibilità, ipotizzavo di non lavorare più con grandi gruppi, mi sono poi resa conto che si tratta sempre invece di una grande opportunità: da un lato per avere costantemente un occhio da insider sul mercato, dall’altra per avere la possibilità di essere portatrice di cambiamento anche in quegli ambiti.
Ti abbiamo chiesto di scegliere 4 oggetti dal nostro shop, ci dici brevemente cosa ti ha catturato di questi oggetti?
Penso sia fondamentale, anche quando si parla di artigianalità, elevare il più possibile la materia attraverso la ricerca, la pulizia delle forme, lo sviluppo dell’identità delle collezioni che si va a proporre.
Questi 4 oggetti sono accomunati proprio da questo, e al contempo hanno tutti una forte componente poetica; li ho subito sentiti molto vicini al mio mondo, anche per il fatto di andare a coinvolgere più sensi, e non solo la vista.
Acqua profumata Morning dew di Olivia Fragrances.
Elemento portafiori n.1 di Signori Fiori.
Smudge box terracotta di Grigiocielo Studio.
Dimora Zucca, set in ceramica di Geografica.
Da acquirente quali sono i criteri più importanti che ti fanno scegliere un oggetto piuttosto che un altro in uno shop o in generale?
Mi trovo a fare moltissima ricerca su base quotidiana, e questa è forse la cosa che più amo del mio lavoro.
Amo riempirmi gli occhi di cose più disparate, anche diametralmente opposte tra loro, ma alla fine quello che realmente valuto come consumatrice sono poche, selezionatissime cose, tendenzialmente accomunate da utilità ed essenzialità, e con una storia o un processo da raccontare.
Qual è il consiglio che vorresti dare a chi decide oggi di dare vita a un brand o lavorare nella moda?
Credo che la curiosità sia sempre alla base di tutto; la voglia di guardarsi costantemente attorno, farsi e fare domande, ascoltare, migliorarsi.