Kerriih e la destrutturazione del knitwear contemporaneo.

Kerriih e la destrutturazione contemporanea del knitwear. 

Intervista alle fondatrici del brand che vuole cambiare le regole del knitwear. 

Il Knitwear, come gran parte della scena artigianale contemporanea, è stato protagonista di una rigogliosa fioritura in questi ultimi anni, tanto da diventare una mania. Trovo affascinante questo fenomeno, perché con questa tecnica, in tutto il mondo, sono già stati ideati e realizzati gli stessi capi migliaia di volte, con varianti colori differenti e qualche azzardo sui materiali forse, ma sempre abbastanza simili tra loro. 

Poi però qualcuno ha pensato di acquisirne le competenze e gli strumenti e fare un lavoro differente, che consiste nello scomporre e ricomporre ciò che si era visto fino ad oggi, riorganizzandolo e utilizzando esclusivamente filati di scarto, mantenendo una qualità altissima e dando vita a una chiave di lettura del Knitwear inedita e personale.

Mi riferisco a Kerriih, un brand nato dall’unione creativa di due donne accomunate dalla stessa passione e la stessa visione che, insieme, hanno concepito un nuovo e personale modo di “fare a maglia”.

Questo progetto propone capi interamente realizzati a mano con filati rigenerati, lana, lino e cotone, di origine naturale.
Il recupero e riuso di materiali in eccedenza è alla base del progetto, perché ciò permette loro di lavorare utilizzando filati in esubero che altrimenti verrebbero inceneriti, valorizzando la materia prima e dando ad essa nuova vita.
E proprio l’utilizzo dello scarto spinge loro a sperimentare e modificare costantemente ciò che viene prodotto, ottenendo così pezzi unici, sia nel design che nella scelta dei colori.
Kerriih desidera contribuire attivamente ad una rivisitazione del sistema moda in un’ottica di responsabilità e coscienza di ciò che si indossa e lo fa senza mezzi termini e senza paura del giudizio del pubblico, come fosse un’esigenza incontrollabile.

Questo slancio è evidente anche dal linguaggio comunicativo del brand, che abbraccia la fluidità di genere, l’autodeterminazione e l’empowerment in generale.

Abbiamo chiesto alle fondatrici del progetto di raccontarci di più in questa intervista.

Come vi siete incontrate e da dove è nata l’idea di dare vita a Kerriih?

Ci siamo incontrate a Berlino, tramite amici di amici, anche se veniamo dalla stessa città, entrambe in un momento di ricerca (lavoro, casa, certezze nella vita) e abbiamo trovato tutto ciò che serviva nell’altra.
Kerriih è il frutto di una grande amicizia e di una grande intesa prima di tutto. Partendo da queste basi, abbiamo scoperto pian piano, durante il primo lockdown, in cui ci siamo un po’ scelte come compagne, quel che ci accomunava: la passione per le cose fatte a mano, in maglia e uncinetto, unita ad un approccio sperimentale ed una necessità di cambiamento. Più un certo amore per la cucina, il movimento del corpo a ritmo di musica, la risata all’italiana. Tutto questo ha influenzato la nascita di Kerriih, poiché vogliamo dare spazio ad una libera creatività che possa abbracciare i più disparati ambiti e le più intrinseche esigenze.

Qual è la cosa che vi piace di più e vi emoziona del knitwear?

La maglieria nasce da un filo e si lavora per creare qualsiasi cosa possa venire in mente – qualsiasi forma con qualsiasi materiale. Un modo libero che da spazio alla creatività; un’azione ripetitiva, ipnotica, rilassante. E se il pezzo non è venuto bene poco importa, lo si disfa e si ricomincia da capo senza buttare via niente.

Lavorare con la maglieria significa avere a che fare con una pratica dinamica, che non è mai uguale a se stessa, pertanto richiede un’ampia conoscenza del materiale e della sua resa; ci regala la possibilità di sperimentare ed ottenere risultati sempre diversi, mantenendoci allenate dal punto di vista creativo.

Ogni pezzo nuovo è affrontato con una buona dose di gioco, sfidando quelle che sono le proprie credenze e capovolgendone costantemente le aspettative (sia in meglio che in peggio, facciamo tanti errori, ma ce n’è bisogno).

Quanto tempo ci vuole per realizzare un vostro capo e cosa comporta?

Uno dei termini che ci definisce è Lento.

La maglieria è un’equazione che si avvale di diverse componenti per essere definita: della grossezza del fiato alla velocità della mano dell’artigiano e non solo.

Calcoliamo il tempo medio di produzione e puntiamo a mantenere il cliente informato riguardo tempistiche e design in modo da creare consapevolezza e trasparenza su come è fatto e cosa comporta la realizzazione di un capo.

In questo modo, cerchiamo di rendere un po’ più consapevole chi acquista, poichè i vestiti sono fatti da persone e non da macchine. Attraverso l’ingresso del ready-to-wear, la moda ha subito un profondo cambiamento di rotta, deformando quello che è il concetto di qualità legato all’abbigliamento, diventando di facile fruizione e sempre più spesso, di scarso valore (affettivo e non).

Attraverso il nostro lavoro, ci piacerebbe contribuire a riportare un po’ di consapevolezza verso il processo manifatturiero e chi lo alimenta.

Avete scelto di puntare il più possibile sul riuso di filati in esubero, come incide questa scelta nel vostro processo creativo? 

Questa scelta ha rappresentato una svolta all’interno del processo creativo, perché pone il materiale sullo stesso piano dell’idea e a volte lo precede.

L’utilizzo dei filati di esubero comporta delle quantità limitate di filato che ci spingono a ridefinire e riadattare i nostri capi costantemente.
Oltre a questo ci impegniamo a riutilizzare ogni possibile scarto, basandoci sull’idea che molto è stato prodotto e molto viene scartato: è qui che troviamo la scintilla che fa scattare l’idea. Le macchie, caratteristiche di Kerriih, sono nate per dare spazio a qualsiasi quantitativo di filato.

Perciò ogni volta che ci viene in mente un nuovo pezzo, la prima cosa che facciamo è capire che filato abbiamo in modo da poter comprenderne la reazione. Il risultato è spesso inaspettato perché sono materiali che rispondono in modo diverso secondo mille varianti.

Ci piace definire il processo creativo come un continuo percorso di esplorazione e errore propedeutico all’apprendimento di cose sempre nuove (e speriamo in futuro innovative).

Da dove viene la vostra ispirazione e, quali sono i designer di riferimento?

Non abbiamo un canale unico di ispirazione, perciò potrebbe essere qualsiasi cosa: una necessità di movimento, una costrizione in un certo punto del corpo, un certo colore da avere addosso, un disegno, un errore, una storia… il tutto si rifà ad un esperienza e la conseguente capacità di cogliere un dettaglio che ci affascina. Normalmente non seguiamo delle linee di progetto specifiche, ma quello di cui sentiamo il bisogno. Creiamo capi per noi e li pensiamo anche per altre persone che potrebbero condividerne estetica, etica e funzionalità.

Ammiriamo principalmente mentalità ed approcci, che possono scaturire da designers, pensatori, artisti e perfino ricercatori. Persone che non si limitano all’andamento del mercato, ma sono spinte da una necessità di scoperta e dalla curiosità verso il mondo. Persone che contribuiscono ad aprirci mentalmente e non solo dal punto di vista della moda.
Una di noi è molto interessata al mondo culinario dei fermentati, un processo biologico simbiotico che comporta una serie di considerazioni che possono essere esportate anche in macrostrutture; L’altra è interessata al materiale e alla forma che esso brama di esprimere, ricercando nuovi legami e strutture all interno del suo essere primordiale.
In ogni caso entrambe ci mettiamo costantemente in discussione, ma anche con approccio giocoso.

I capi di Kerriih sono il frutto di una collaborazione organica tra voi due, quanto è importante per voi condividere la vostra creatività e il vostro lavoro?

Più che condivisione, il nostro è diventato un rapporto di simbiosi. Ci capiamo e siamo molto allineate per quanto riguarda le decisioni da prendere. Tuttavia non siamo uguali, sappiamo compensare l’una le lacune o eccedenze dell’altra. Ognuna ha un ruolo più o meno definito che permette di creare dei piccoli spazi personali – il proprio spazio è vitale per rientrare nel processo in modo positivo.

Proveniamo da due percorsi differenti, perciò abbiamo un metodo progettuale che è diverso l’uno dall’altro, il che comporta una comunicazione costante, che è un elemento fondamentale del nostro rapporto, sia lavorativo che di amicizia. E poi ci vogliamo molto bene, perciò non possono che uscire cose belle (per il nostro gusto).

Condividere il nostro mondo con gli altri è estremamente importante, significa mettersi in gioco e per una volta uscire dal nostro guscio. Questo costante confronto ci porta ad un accrescimento continuo e questo fa parte di un percorso di evoluzione e scoperta, che costituiscono la nostra ninfa vitale.

Cosa pensate della scena artigianale italiana e come vi sentite a farne parte?

La scena artigianale attuale è in fermento, osserviamo l’avvenire di un movimento nuovo, fresco che condivide con noi tante idee che prima non venivano molto prese in considerazione. La responsabilità verso l’ambiente, il lavoro dell’artigiano, il valore dell’oggetto prodotto sono tutti elementi che ci stiamo insegnando di nuovo e il supporto che si sta creando è incoraggiante. Supporto che ci viene dato da tante voci diverse, come la vostra, come le riviste o semplicemente le persone che interagiscono con noi attraverso i social.

Il confronto con altre realtà è fondamentale perché si può capire dove bisogna ancora migliorare, condividendo inoltre gioie e dolori che alcune situazioni possono creare.
Noi come Kerriih ci sentiamo una piccola realtà orgogliosa di fare parte di questo scenario e ci piace l’idea di poter contribuire a costruirne una piccola parte.

Quali sono i vostri desideri per il futuro?

Ci spingiamo costantemente a migliorare il nostro approccio responsabile verso l’ambiente, il materiale e anche verso il processo intero, che ora stiamo un po’ inventando ma che in futuro speriamo diventi sempre più forte.

Ci piacerebbe poter vivere di questo e poter condividere tutto quello che abbiamo imparato in questo periodo di lavoro con tutte le persone che lo desiderano.

Ci piacerebbe, inoltre, allargare il focus ad altre cose, arredamento, Kerriih’s restaurant, in modo tale da entrare nella quotidianità ed apportare quella macchia di divertimento e curiosità che ci contraddistingue.

A San Gennaro quest’anno chiediamo: più tempo.




“La scena artigianale attuale è in fermento, osserviamo l’avvenire di un movimento nuovo, fresco, che condivide con noi tante idee che prima non venivano molto prese in considerazione: la responsabilità verso l’ambiente, il lavoro dell’artigiano, il valore dell’oggetto prodotto, sono tutti elementi che ci stiamo insegnando di nuovo e il supporto che si sta creando è incoraggiante. “

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