Il design che unisce i confini.

Il design che unisce i confini. 

Intervista con Tommaso Mirabella. 

È sempre affascinante ed illuminante conoscere gli artigiani, designer o creativi italiani che vivono all’estero, perché paradossalmente riescono a descrivere il loro amore per l’Italia e l’italianità in un modo intimo e profondo.

Si pensa che i giovani oggi tendano a scappare alla ricerca di qualcosa che non hanno trovato qui, ma sembra invece che allontanandosi dalla propria terra d’origine in realtà si avvicinino ancora di più alle loro radici.
Questo accade forse perché solo dalla giusta distanza si riescono ad apprezzare le cose che abbiamo analizzando e superando le criticità o forse perché viaggiare ci fa conoscere nuovi punti di vista inesplorati e ci insegna ad essere più critici in senso costruttivo.  

Molti makers della nostra community vivono tra l’Italia e l’estero e ciò che queste menti creative hanno in comune è l’equilibrio tra l’orgoglio di essere nati in un paese dove la bellezza è da sempre un valore, il paese di Enzo Mari, Achille Castiglioni, Ettore Sottsass e la voglia di ridare lustro a una scena creativa che sembra abbia dimenticato la sua grandezza del passato.

Tommaso Mirabella Roberti è un Designer indipendente italiano che vive e lavora tra Stoccolma e Milano. Con un background in Design Industriale sviluppato tra Politecnico di Milano e Lund University in Svezia, nella sua pratica combina la creazione di oggetti realizzati a mano a design su più larga scala. 

Nel 2020 ha fondato il suo studio a Stoccolma, dove ha anche lavorato con il designer Fredrik Paulsen e come ceramista per l’artista Anton Alvarez.  Le sue creazioni sono in mostra a Milano, Stoccolma e Copenhagen e ora anche nello shop di Factory Market, dove propone una selezione di oggetti per uso quotidiano che fa della produzione sostenibile e dell’estensione del ciclo di vita dei prodotti stessi le sue fondamenta. 

Abbiamo fatto qualche domanda a Tommaso per conoscere meglio la sua storia e il suo lavoro, sperando che possa essere d’ispirazione per tutti i giovani designer che vogliono realizzare le proprie idee in modo concreto, ma che non hanno il coraggio di seguire il proprio cuore.

Ciao Tommaso, ci racconti la tua storia e l’inizio di questo progetto?

Ciao! Tutto credo sia iniziato in qualche modo già in casa, a Milano, visto l’interesse dei miei genitori per l’architettura e l’arredo, che fin da adolescente mi ha subito affascinato.
Dopo una triennale in Design del Prodotto Industriale al Politecnico, sentivo la necessità di uscire dalla mia comfort zone ed esplorare altrove, incontrare persone e realtà nuove.
Questa curiosità, insieme ad un’attrazione per le città scandinave, mi ha portato a Lund, in Svezia, dall’altra parte del ponte che la separa da Copenhagen, per un master in Industrial Design.

Trasferirmi è stato un punto di svolta per la mia crescita personale e professionale, scoprendo giorno dopo giorno un po’ di più che direzione volessi intraprendere: ho trovato nel triangolo Copenhagen – Malmo – Stoccolma una scena per me nuova e innovativa, estremamente motivante dal punto di vista creativo e lavorativo.
Dopo il master mi sono spostato a Stoccolma, dove mi si sono aperti ulteriori orizzonti che non avrei nemmeno immaginato fino a pochi mesi prima. Ho iniziato a lavorare nello studio di Fredrik Paulsen, che fino ad allora seguivo soltanto su social media e riviste di settore, e dopo un anno e mezzo di collaborazione mi piace considerare come mio amico, mentore e continua fonte d’ispirazione.
Ho anche aperto un mio studio (yuhuu!), dove nel resto del tempo che mi rimane posso sperimentare e progettare per conto mio.
Questa voglia continua di esplorare è assolutamente alla base di questo progetto.

Qual è il proposito del tuo lavoro e in che modo cerchi ogni giorno di perseguirlo?

La mia passione per il progetto è parte fondante del mio lavoro. Quando ho iniziato credevo fermamente che le motivazioni per realizzare un nuovo oggetto fossero molto specifiche: la miglioria in termini di funzione di una categoria di oggetti già esistenti; la creazione di un nuovo materiale, nuova tecnologia o nuovo metodo produttivo; la presenza di un nuovo scenario (ex. lavoro da casa) che porti a nuove abitudini e comportamenti nelle persone.
Con il tempo sono arrivato ad espandere queste motivazioni, aggiungendo ad esse la semplice possibilità di esprimere le proprie idee, creatività e gusto estetico e formale attraverso la progettazione. Con i miei prodotti cerco di esprimere il mio punto di vista, creando un lavoro che abbia un’influenza positiva sulle persone e sugli spazi che ci circondano. 

Tu vivi tra Milano e Stoccolma, quali sono gli aspetti che preferisci di una e dell’altra realtà in senso lavorativo?

Milano è senza dubbio più viva e vivace, con un ambiente lavorativo in un certo senso più collettivo e con più punti d’incontro.
Allo stesso tempo è però molto caotica e dispersiva, rendendo più difficile per un designer indipendente il sentirsi parte di un movimento. La cultura industriale italiana, almeno secondo la mia esperienza a Milano, porta poi le università a formare progettisti per l’industria appunto, quasi volendo silenziare le proprie aspirazioni personali.
In Svezia ho trovato un ambiente che seppur più piccolo riesce ad essere molto motivante, dove fin da subito non era importante che i miei lavori rispondessero a dei bisogni altrui, quanto più che riflettessero le mie intenzioni progettuali e la mia persona. 

Cos’è che rende speciali i tuoi prodotti secondo te?

Nella mia pratica cerco di progettare oggetti con un alto impatto grafico, nelle forme e nei colori.
Mi piace concentrarmi su oggetti dall’uso quotidiano, rivisitandoli dal mio punto di vista, perché tutti vi ci si possano relazionare.

Siccome credo che gli oggetti e gli ambienti intorno a noi debbano soddisfare gli occhi e la mente, progetto per il mondo ideale in cui vorrei vivere.
Oggetti da forme “semplici” nella comprensione, ma comunque sorprendenti.

Qual è il designer  italiano che più ti ha ispirato e perché?

Enzo Mari per l’ideologia formale ed esecutiva del progetto, come non solo elitario ma accessibile a tutti.
Achille Castiglioni per l’approccio quasi “ludico” nel prendere ispirazione da forme e oggetti esistenti rivoluzionandone utilizzo e funzione.
Ettore Sottsass per l’utilizzo del colore e delle geometrie negli oggetti quotidiani.

Che caratteristiche deve avere secondo te un oggetto dal design perfetto? 

Semplice ma iconico. E che funzioni!

In che modo pensi che il design può rendere le nostre vite migliori?

Dal punto di vista pratico il design porta ad affrontare i problemi con un approccio più ampio, pensando fuori dagli schemi, e questo vale anche al di fuori del progetto di semplici prodotti. Più in generale credo fermamente nell’importanza della bellezza, per gli spazi che ci circondano e per tutto ciò che è costruito dall’uomo, dal più grande degli edifici al più piccolo degli oggetti, e all’influenza che questi possono avere sul benessere delle persone.

Qual è stata la sfida più grande sfida come designer indipendente?

La sfida più grande è senza dubbio stata farne una professione, nel senso di far sì che fosse il mio unico lavoro. Inoltre l’industria del design è progettata per favorire le grandi aziende, e a rimetterci sono sicuramente i piccoli produttori e designer indipendenti. È ancora troppo sbilanciato il beneficio che ne ricavano le industrie rispetto ai singoli creativi.

Il tuo lavoro è rimasto invariato da quando hai iniziato o c’è qualcosa di nuovo che ti sta appassionando e su cui stai sperimentando?

Il mio lavoro è in costante evoluzione, vista la facilità con cui perdo interesse per qualcosa che ho appena fatto, volendo subito saltare al prossimo progetto.
Insieme alla pazienza (su cui ho molto da lavorare), caratteristica imprescindibile per un progettista dev’essere la curiosità.
Non ho fisicamente tempo per sperimentare tutto quello che vorrei.

Ho però recentemente iniziato un progetto di una serie di arredi in tubi di alluminio, seguendo il mio desiderio di disegnare oggetti su più larga scala, che mi sta appassionando moltissimo!


Qual è il vero senso di essere indipendente oggi?

Dal punto di vista professionale, la soddisfazione di realizzare qualcosa di personale, di lasciare “un segno”.
Ideologicamente mi piace l’idea di ritornare verso realtà più piccole e sostenibili, supportando i produttori locali e un mercato che non favorisca sovrapproduzione di oggetti di bassa qualità e corta durata, di cui ce n’è già in abbondanza.

Sei soddisfatto dei tuoi risultati in senso emotivo? E in senso economico?

Sicuramente dal punto di vista emotivo, giorno dopo giorno di più. Credo che una delle cose più difficili per la nostra generazione sia darsi credito per i risultati raggiunti, ma è estremamente importante.
In senso economico mi piacerebbe che tutta l’industria del Design raggiungesse livelli di retribuzioni simili ad altri ambiti, ma è necessario un cambiamento culturale. Così come nel mondo della moda, grazie alle produzioni su larghissima scala si è perso di vista il valore che un oggetto dovrebbe avere. Le persone danno per scontato che una sedia così come una maglietta debbano solo costare il meno possibile, ma purtroppo (o per fortuna) non è così! Grazie a piattaforme come Factory Market spero si promuova sempre di più un cambiamento che secondo me si inizia a intravedere nella coscienza delle persone.

Che consiglio daresti a un giovane della tua età che sta iniziando il tuo lavoro in Italia?

Di trovare la giusta via di mezzo tra seguire le linee guida fornite dall’industria e sperimentare per conto proprio. È fondamentale secondo me perseguire la propria passione, progettando il più possibile quello che piace a se stessi.  E consiglio di spostarsi andando a curiosare in altre realtà, per ampliare i propri orizzonti e conoscere persone nuove.

Come ti vedi tra dieci anni?

Continuando a progettare, in un mio studio (piu grande!!) che possa essere un crocevia di creativi e un luogo di interscambio culturale e di idee. E con una nuova intervista per i dieci anni su Factory Market!

Cliccando qui puoi trovare le creazioni di Tommaso Mirabella Roberti sul nostro shop


“Con i miei prodotti cerco di esprimere il mio punto di vista, creando un lavoro che abbia un’influenza positiva sulle persone e sugli spazi che ci circondano.”

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