Cèsar Manrique e la tutela del patrimonio naturale attraverso la creatività.
Spazi indimenticabili nell’isola di Lanzarote.
La maggior parte delle cose che mi danno gioia nella vita sono contenute nella Fondazione César Manrique di Lanzarote, progettata e creata dallo stesso Manrique e da un gruppo di amici nel 1982, seguendo la sinuosità della natura e con grande rispetto per questa meravigliosa isola vulcanica.
Si tratta di una fondazione culturale privata, autofinanziata e senza scopo di lucro, nata con l’obiettivo di contribuire a incentivare e diffondere l’attività artistica ambientale e culturale, con particolare attenzione al tema della conservazione e della creazione di spazi architettonici inseriti nel contesto naturale dell’isola.
Il grande valore di questo progetto non è soltanto quello di essere concepito come spazio di conservazione, esposizione studio e di dibattito, bensì il suo ruolo nella conservazione, analisi e diffusione della grande opera di César Manrique. Questo luogo rappresenta una tappa significativa nella storia che ha visto quest’isola rinascere da condizioni di annullamento e fragilità, ricavando da tutto questo le ragioni economiche e i mezzi culturali necessari per costruire, partendo dal proprio suolo, forme inedite di insediamento e sguardi estetici lungimiranti.
Lanzarote è la prima isola dell’arcipelago canario e dista solo 130 km dal continente africano. Solo visitandola di persona è possibile comprendere la potenza di un paesaggio composto da distese di sabbia e cenere, senz’acqua, battuta da venti africani secchi e distese di lava che occupano oggi un quarto della sua totale superficie e che hanno lasciato dietro di sè un mondo privo di vita, composto da canali sotterranei, crateri e fenditure.
È in questo scenario che la popolazione è riuscita a ricavare un contesto vitale, in equilibrio tra ecologia e cultura ed è qui che Manrique ha sperimentato un nuovo modo di abitare e di contrastare lo sfruttamento turistico dell’isola, indirizzando invece l’attenzione verso un’esperienza collettiva e una conoscenza diffusa del paesaggio.
Ma il vero lavoro di Manrique è stato quello di sviluppare una coscienza sociale e politica di un luogo fino ad allora considerato povero e privo di attrattività.
A partire dal 1966, grazie al sostegno del presidente Cabildo Insular e al lavoro di artigiani e conoscitori dell’isola, Manrique ha dato vita a numerosi progetti che oggi compongono il Centro d’arte, cultura e turismo di Lanzarote: Casa-Museo del Campesino, Museo internacional de Arte Contemporàneo MIAC, Castillo de San Josè, Jardin de Cactus, Jameos del Agua, Cueva de los Verdes e Mirador del Rìo.
Ognuna di queste architetture ha portato all’isola una coscienza paesaggistica che non si pone come antagonista al turismo, ma cerca piuttosto di governare e indirizzarne i processi, prendendosi cura delle trasformazioni necessarie e garantendone la qualità estetica trasmettendo un sapere manuale.
Non solo architettura, Manrique lascia un segno indelebile di sé e del suo percorso artistico influenzato da movimenti come l’espressionismo astratto di Rothko e Pollock, il pop di Wharhol e Rauschenberg e l’arte cinetica, correnti a cui si avvicina durante la sua permanenza a New York, a partire dal 1964, dove instaura anche vivi vincoli di amicizia con esponenti del mondo culturale americano. Nel corso del suo soggiorno vive intensamente il vigore e l’atmosfera chiassosa della città, dove inizia a eseguire i suoi primi collage e a sperimentare nuove possibilità plastiche.
Coltivatore di diversi linguaggi creativi che spaziano dalla pittura, alla scultura, dall’arte urbanistica a quella pubblica, nel complesso della produzione artistica di Manrique è sempre presente una palpabile volontà d’integrazione con la natura, una ricerca dell’armonia che richiama alla sua passione per la bellezza, ma anche e soprattutto alla sua passione per la vita.
Cura, rispetto del contesto naturale, rispetto dei processi, della collettività, delle emozioni e progettualità nel tempo: tutti questi valori ci hanno fatto pensare agli stessi valori che fanno parte del mondo artigiano. Forse è proprio questa la ragione per cui ci siamo emozionate così tanto entrando in questi luoghi e forse questa è la ragione per cui vogliamo condividere l’insegnamento di un artista che resterà vivo nei suoi oggetti e nel suo lavoro, perché infondo il reale valore delle cose sta in ciò che ci lasciano e ciò che ci vogliono raccontare.
Cèsar Manrique, artista eccentrico, re delle feste mondane e amante dei viaggi è morto in un incidente stradale nel 1992, a 72 anni, ma ha insegnato a tutti noi che la creatività è un potente strumento di cambiamento e questo insegnamento resterà per sempre impresso nel suo lavoro e nella sua isola.