Maternità e lavoro indipendente.
Intervista ad Alloa Casale.
Come coniugare lavoro e maternità senza dimenticarci della nostra creatività, dei nostri sogni e di noi stesse.
La maternità lavorativa non è una scelta, è una realtà per molte donne. Allontanare i sensi di colpa, negoziare flessibilità e trovare l’uguaglianza sul lavoro (e anche a casa) è una grande sfida per moltissime donne, considerando che a livello politico ci sono ancora troppi pochi aiuti e che socialmente siamo ancora ancorati all’idea che le madri debbano rinunciare ai propri sogni o alle proprie passioni per crescere i figli.
Per le madri lavoratrici e le future mamme è essenziale sapere che si possono fare entrambe le cose e che non siamo sole nel viaggio della maternità, poiché tutto è possibile con un piccolo sostegno e amore incondizionato per noi stessi. Dobbiamo ricordare inoltre che, con le nostre azioni e le nostre scelte, creiamo un modello di società per i nostri figli: mostrare che crediamo fortemente in noi stesse e nel nostro lavoro, quanto esso ci nobilita e ci fa sentire soddisfatte, insegnerà loro a fare lo stesso e a non fermarsi davanti alle difficoltà e alla discriminazione di genere, ma soprattutto li spingerà a credere in sé stessi.
Nel nostro percorso a Factory Market abbiamo incontrato tantissime donne e madri che hanno trovato il modo di amare i propri figli amando immensamente anche il proprio lavoro.
Abbiamo chiesto a Maria di Alloa Casale, brand di sartoria indipendente, di aiutarci a riflettere su questa importante tematica e di condividere con noi ciò che ha imparato dalla sua personale esperienza.
Hai iniziato a cucire insieme alle tue zie che erano sarte; come è cambiato questo mestiere nel tempo e che competenze e interessi deve avere la sarta di oggi?
Le mie zie sicuramente avevano ben chiaro che il mestiere di sarta come lo conoscevano loro non sarebbe più stata una scelta possibile al giorno d’oggi.
Il capo sartoriale su misura, si usa sempre meno se non per le cerimonie o nel campo degli abiti da sposa.
In pochi sono disposti a pagare il giusto un capo di sartoria ed ancora in meno capiscono il lavoro incredibile che c’è dietro ad un indumento su misura: l’appuntamento per prendere le misure, l’appuntamento per acquistare il tessuto, gli appuntamenti per le prove che in media sono tre, ed ovviamente la creazione del modello, il taglio la confezione e la rifinitura.
Questi sono tutti lavori che un sarto deve monetizzare e che spesso la gente non considera quando si presenta un preventivo.
Credo sia per questo che loro per prime hanno sempre insistito perché io frequentassi una scuola professionale ed imparassi tipi di lavorazioni che vanno dalle più “artigianali” a quelle più “industriali”.
Oltretutto il modo di cucire è cambiato moltissimo negli anni, anche grazie ai macchinari che danno sempre più possibilità di lavorazione.
Credo che una sarta oggi debba guardare al passato per la qualità che si metteva nei capi (dalle rifiniture accurate ai tessuti di qualità) ma è necessaria anche l’esperienza delle lavorazioni industriali che rendono la confezione di un capo più veloce e accessibile.
Com’è nato il desiderio di creare un tuo brand e qual’è stata la spinta decisiva che ti ha fatto partire con questa avventura? Qual’è stato il tuo percorso?
Io ho iniziato a cucire piuttosto giovane, avevo 16 anni ed andavo a fare pratica da una sarta di paese che realizzava abiti su misura e faceva piccole riparazioni. Grazie a lei ed alle mie “zie” ho avuto modo di imparare alcune malizie del mestiere. Dopo di che ho lavorato sempre per aziende sia come modellista che come macchinista. Ho aperto la mia attività nel 2016 affiancando il lavoro nelle aziende ad un mio piccolo giro di abiti su misura e riparazioni.
Nel 2018 lavoravo come modellista per un’azienda che vantava il “made in Italy” ma che in realtà aveva dipendenti tutti pakistani, sottopagati in condizioni di lavoro che non ci si aspetta assolutamente da un’azienda italiana.
Questa è una realtà che accomuna tristemente molte aziende di moda italiane, dove si punta al massimo della produzione dimenticando l’umanità e la qualità.
Per me era molto frustrante lavorare in ambienti simili, l’idea non è stata mia ma di mio marito che mi ha incoraggiata a mollare tutto e a fare qualcosa di mio, fatto bene.
E cosi è iniziata l’avventura.
I tuoi capi sono senza tempo, avvolgono con eleganza i movimenti e i tessuti naturali accarezzano chi li indossa: ci parli di come intendi e ti collochi nel sistema moda?
Noi siamo un piccolo brand che ha come obbiettivo quello di essere il più trasparente possibile, ci teniamo ad essere ben radicati sul territorio e miriamo a mostrare le varie fasi della lavorazione in modo che tutti possano capire cosa facciamo e come lo facciamo.
Io credo dovrebbe essere così la moda: semplice ed onesta.
Nel futuro mi piacerebbe avere una collezione fissa, senza stagionalità, realizzata con tessuti che conosciamo e che amiamo.
Noi non creiamo capi di tendenza, il nostro obbiettivo è creare capi basici dalla vestibilità il più possibile perfetta e dai tessuti di qualità.
Il nostro obbiettivo è creare quel capo di cui non ti stufi mai e che quindi deve essere indistruttibile.
Sei di recente diventata mamma di una bellissima bambina che abbiamo conosciuto all’ultima edizione di Factory Market; com’è vivere la maternità da giovane imprenditrice?
Difficile, vorrei poter dire il contrario ma è davvero dura.
Per i lavoratori autonomi non ci sono aiuti e se si è soli, sinceramente, non so come si possa fare.
Due settimane dopo essere tornata a casa dall’ospedale mi sono messa al lavoro.
Ai tempi Agata dormiva sempre quindi mi sono detta “wow pensavo peggio”. Poi però le cose sono cambiate, quando dormi pochissimo e sei il capo di te stesso, per trovare la voglia di lavorare ci vuole una forte determinazione. L’assenza di confini tra casa e lavoro non semplifica sempre le cose, io ho una grande fortuna: i miei genitori mi aiutano molto.
Dal 18 ottobre, giorno della sua nascita, tutto è molto più difficile ma anche molto più bello e stimolante.
Porti avanti il tuo lavoro con molta passione e mi sembra che tu sia riuscita anche a trovare un bellissimo equilibrio tra la vita in famiglia e il lavoro. Che consigli daresti alle giovani donne che desiderano portare avanti un loro business e anche diventare mamme?
Non so se ci sia una regola o se sono stata solo fortunata.
Innanzitutto direi che la prima cosa è avere al fianco persone che ti sostengono, i momenti difficili sono tanti e non è sempre facile trovare le forza per farcela da sole.
Io di base sono una che condivide tutto: pensieri paure idee.
Vedo che alla fine aiuta a creare un bel legame, sono sicura che se chiedessi a Fabrizio se il brand Alloa Casale lo sente anche un po’ suo mi direbbe di sì.
Quindi direi che il consiglio che mi sento di dare è non aver paura di condividere.
Per quanto riguarda unire business e maternità il mio consiglio è quello di non avere paura.
Quando ci troviamo davanti alle difficoltà troviamo forze che non sapevamo di avere e ciò che ci sembrava impossibile fino ad un attimo prima diventa fattibile.
Avere una bambina ha cambiato le prospettive del tuo brand e i tuoi progetti per il futuro?
Assolutamente sì. Ora voglio farcela non solo per me, ma anche per lei. Voglio che quando Agata sarà grande possa essere fiera della sua mamma e di ciò che ha costruito.
Chissà magari potrà continuare il mio lavoro e migliorarlo o magari non le importerà nulla e andrà bene comunque.
In ogni caso per me sarebbe bellissimo costruire qualcosa di solido e darle la possibilità di tramandarlo.
Partecipare a fiere ed eventi come Factory Market permette di confrontarsi con creativi e pubblico, diventando un’occasione per raccontare il tuo lavoro e sensibilizzare verso un acquisto più consapevole. Pensi che il modo di acquistare vestiti stia cambiando?
Per l’abbigliamento è difficile. L’alternativa del low-cost è davvero accattivante ed è facile cascarci ma anche grazie a realtà come Factory Market diventa possibile.
È meraviglioso partecipare a questi eventi ed incontrare altri creativi, ci si sente parte di qualcosa di più grande ed è molto stimolante.
Dietro ogni tua collezione c’è molto lavoro, sia per quanto riguarda la scelta dei materiali che nel processo creativo. Un lavoro così impegnativo, ma che può dare tante soddisfazioni, può anche essere un modo di mettersi alla prova e conoscere se stessi: tu cosa hai imparato su te stessa lavorando ai tuoi progetti?
Io ho scoperto quanto sia difficile essere sicuri del proprio lavoro. Sono capace di cambiare cento volte opinione riguardo ciò che sto facendo, dubbi e paure sono all’ordine del giorno, quindi posso anche dire con molta umiltà che ho scoperto di essere più forte di quello che pensavo.
Ci dici tre qualità che una donna e mamma deve avere per non mollare, anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo?
Io credo ambizione, lungimiranza e dedizione.
Io voglio molto di più per il mio Brand e credo che anche se il periodo che stiamo vivendo ci impone di stare fermi o rallentare allora dobbiamo stringere i denti ed usare questo periodo per pianificare meglio il futuro.
Le cose belle richiedono cura e questo vale per tutto.